La socializzazione svolge un ruolo fondamentale: se un cane è stato abituato fin da cucciolo a relazionarsi con altri cani, sicuramente sarà più facilitato a sviluppare doti comunicative che non portano al conflitto. Attenzione! Parlo di situazioni che escludono l’uso del guinzaglio, le cosiddette “puppy party” o “puppy class”, ovvero incontri strutturati per cuccioli e giovani cani, gestiti da cinofili esperti. Utilizzare sempre e in ogni situazione il guinzaglio per socializzare non solo è poco utile, ma talvolta è anche nocivo, poiché la presenza fissa e costante del proprietario che decide come e dove il cane deve muoversi, non permette al nostro amico peloso di esprimersi serenamente.
Un altro fattore da tenere in considerazione è sicuramente la genetica: ci sono cani naturalmente portati al conflitto (perché selezionati per il combattimento, piuttosto che per la guardia), soprattutto quando la taglia è grande o addirittura gigante. I cani abituati a lavorare in gruppo invece – per esempio quelli da caccia o da tartufo – spesso sono meno votati a litigare tra di loro. In questi casi addestramento e socializzazione possono migliorare la situazione, ma solo fino ad un certo punto.
Fondamentale anche l’indole! All’interno di una stessa razza o addirittura di una stessa cucciolata, ogni individuo è diverso dall’altro e di conseguenza anche il suo comportamento da adulto lo sarà.
Infine attenzione all’effetto “generalizzazione”: quando un cane va in conflitto con un altro, soprattutto se in maniera traumatica, potrebbe in seguito “generalizzare” l’offesa subita verso tutti i cani con le stesse prerogative fisiche! In questo caso è opportuno intervenire tempestivamente con un professionista che operi un percorso finalizzato ad interrompere il processo quanto prima.
Dott.ssa Lisa Pugliese
Educatrice e Istruttrice Cinofila
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